16.06.2023

Il settore può continuare a contare sui civilisti, almeno per il momento

Nella sessione estiva, il Consiglio nazionale ha respinto una mozione della sua Commissione della politica di sicurezza che chiedeva una fusione il più possibile immediata tra servizio civile e protezione civile. Ciò avrebbe tra le altre cose impedito ai civilisti di essere impiegati nelle organizzazioni di accoglienza per l’infanzia. Pertanto, kibesuisse accoglie con favore la decisione del Consiglio nazionale. 

Il Consiglio federale sta attualmente esaminando due varianti per il futuro obbligo di prestare servizio. La prima variante, «Obbligo di prestare servizio di sicurezza», prevede la fusione tra l’odierno servizio civile e la protezione civile in una nuova organizzazione. Nella seconda variante, «Obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno», l’obbligo di prestare servizio verrebbe esteso alle donne. L'obiettivo è che l'esercito e la protezione civile siano in grado di reclutare personale sufficiente a fronte della presunta insufficienza di effettivi. 

Nessuna fusione immediata 

Durante la sessione estiva, il Consiglio nazionale ha discusso entrambe le varianti in un dibattito di fondo sull’obbligo di prestare servizio. Subito dopo il dibattito, si è occupato di una mozione della sua Commissione della politica di sicurezza (CPS-N). La CPS-N non voleva aspettare che il Consiglio federale concludesse i chiarimenti in corso sul futuro dell’obbligo di prestare servizio, ma voleva attuare il prima possibile la fusione della protezione civile e del servizio civile. Tuttavia, il Consiglio nazionale ha seguito la mozione della minoranza della CPS-N, che metteva in guardia da decisioni affrettate e sottolineava le questioni aperte sulla fattibilità e sui costi. La mozione è stata respinta con 96 voti favorevoli, 83 contrari e 4 astensioni. 

Una decisione positiva 

kibesuisse accoglie con favore la decisione del Consiglio nazionale. L'impiego di persone tenute a prestare servizio civile (civilisti) contribuisce a mitigare le conseguenze negative della carenza di personale educativo e di manodopera nel settore, afferma la presidente di kibesuisse Franziska Roth. «Senza i civilisti, le organizzazioni si troverebbero confrontate a una situazione ancora più critica e tesa». In base all’esperienza raccolta, fino al dieci per cento dei giovani uomini che prestano servizio civile presso nidi d’infanzia scelgono poi una professione nel settore dell’accoglienza per l’infanzia. «I civilisti non sono solo manodopera utile a colmare le lacune, ma sono importanti per il mantenimento del potenziale di lavoratori qualificati», sottolinea Roth. 

Il servizio civile viene mantenuto 

Se la mozione fosse stata accettata, il servizio civile sarebbe di fatto stato abolito. Questo avrebbe significato anche che non ci sarebbero stati più incarichi di civilisti nel settore dell’accoglienza per l’infanzia. La loro importanza per il settore è dimostrata dal fatto che i civilisti l'anno scorso hanno prestato circa 112’000 giorni di servizio in organizzazioni del settore. 

Un’idea che va scartata definitivamente 

kibesuisse aveva già messo in guardia da un indebolimento del servizio civile nella sua presa di posizione (disponibile in tedesco e francese) in risposta alla procedura di consultazione sul miglioramento dell’apporto di personale in seno alla protezione civile. Con la bocciatura in Consiglio nazionale, la mozione della CPS-N è fuori discussione, ma non vale lo stesso per l'idea in sé. La fusione tra servizio civile e protezione civile potrebbe tornare in discussione dopo i chiarimenti del Consiglio federale. «Chiediamo quindi al Consiglio federale di prendere atto del voto del Consiglio nazionale e di rinunciare definitivamente a una fusione tra servizio civile e protezione civile», questo l’appello di Franziska Roth, presidente di kibesuisse.